Di-vorzio, ma non solo…
Storia di un matrimonio è un film che tratta tematiche molto attuali: il divorzio, l’affido condiviso dei figli, la corsa agli avvocati per accaparrarsi più diritti. La voglia, o l’obbligo di ricominciare, cambiando alcune, in tanti casi, molte coordinate della propria vita.
Charlie, regista di teatro, lavora a Londra, mentre la sua ex moglie Nicole è attrice e vuole trasferirsi a Los Angeles per lavorare in televisione. Ognuno vuole portare con sé il proprio figlio, così entrambi prendono un avvocato per ottenere ciò che vogliono.
Nicole è distrutta dal divorzio. Da una parte vuole lottare contro l’ex marito, ma dall’altra vuole minimizzare aggressività e sotterfugi della propria avvocatessa per non farlo soffrire.
Nicole ha costruito la propria identità attorno a quella di Charlie. Infatti, pensando di non valere niente, quando l’ha conosciuto come stagista, l’ha subito idealizzato. Charlie utilizzava molte idee professionali e artistiche di Nicole, la quale si stupiva che venissero discusse e portate avanti da altre persone. Nicole pensava di valere qualcosa dal momento che Charlie prendesse in considerazione le sue idee.
Al contrario, la sua avvocatessa è una donna completamente opposta a lei: sa cosa vuole, come ottenerlo, sa farsi desiderare ed essere cattiva al punto giusto. Inoltre, non si lascia mai andare, si veste sempre in modo provocante ma professionale e cura se stessa. Mette al centro della propria vita se stessa. È quella che, in lessico Lacaniano, chiameremmo Donna Fallica, dominante, che ha un proprio discorso, una propria direzione che gli altri non devono calpestare.
Invece, Nicole è la donna oggetto, quella che non ha un proprio discorso nè una propria direzione e che, per sentirsi viva, ha bisogno di entrare nel discorso di un Altro per farsene oggetto. Nicole ci dice questo quando afferma di essere rinata dalla depressione non per sé stessa, ma per Charlie. Questa scelta ricorda la diade madre-bambino, in cui il bambino o la bambina molto piccoli sono immersi nel linguaggio, nel discorso, nel mondo dell’Altro, della madre. Da bambini, questa relazione è normale, ma man mano che si cresce dovrebbe allentarsi e il bambino dovrebbe elaborare un proprio discorso, avere ambizioni e desideri diversi da quelli che la madre ha per lui. Non sempre questo avviene.
Nel film, l’avvocatessa svolge un po’ il ruolo della psicoanalista perché fa tagliare a Nicole quella corda che la legava a Charlie, probabilmente, copia della relazione con i propri genitori.
Il finale è molto commuovente perché Nicole entra in casa radiosa, piena di gioia e si muove rapidamente da una parte all’altra della casa parlando altrettanto rapidamente con Chiarlie dei propri progetti professionali, che sottendono idee sulla vita, che la assorbono. Progetti che la fanno sentire gettata nel mondo con uno scopo, progetti che le danno finalmente una direzione, un luccichio negli occhi, un’identità.
I would like to thank you for the efforts you have put in writing this website. Im hoping to view the same high-grade blog posts by you later on as well. In fact, your creative writing abilities has encouraged me to get my own, personal site now 😉
Thank you very much! What about your personal site? I hope surfing it sono!