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S COME STANLEY, A COME AMICIZIA?

Kubrick e il suo autista

Nessun documentario mi ha cosí tanto emozionata come quello sull’autista del regista Kubrik. Oltre ad un documento storico, rappresenta in modo semplice importanti questioni umane. Quel che piú mi ha colpita é la separazione tra il regista e l’autista. É una separazione piú volte posticipata, rimandata e sofferta da entrambe le parti. C’é molta suspance, due forze tirano l’autista verso poli opposti. Altre due settimane con me, altri due anni con me. Un ultimo abbraccio, un ultimo sguardo prima di fare ció che voglio. Ma cosa voglio?
Kubrick ed il suo autista sono come padre e figlio.
L’autista Emilio aveva il sogno di diventare pilota di formula Uno. Per mantenere se stesso e la propria famiglia, svolgeva anche altri lavori inerenti la guida. Distinto per la sua puntualitá e bravura, venne assunto da Kubrick. Inizialmente, riuscí a lasciare libere le domeniche per gareggiare. Kubrick non voleva gareggiasse, temeva si ferisse. L’autista non aveva intenzione di smettere. Kubrick gli occupó anche le domeniche con il lavoro, cosí Emilio D’Alessandro abbandonó quel sogno, almeno apparentemente. Infatti, come spesso accade, suo figlio sviluppó la stessa passione. Rimase ferito in corsa e gli fú amputata una gamba. Non poteva o non voleva sostituirsi al sogno del padre? Il senso di colpa sarebbe stato troppo grande o pura coincidenza? Guardo sempre con molto sospetto i mestieri tramandati di padre in figlio. Tuttavia, dovremmo dubitare anche di mestieri diversi, possibili espressioni di desideri inconsci di genitori o persone per noi particolarmente significative. Si sta tranquilli nel sogno di un Altro, nessuna domanda, nessuna esitazione. Angoscia non guida la vita. Creazione non ne colora i contorni. Dal testo, due click veloci per copiarlo e incollarlo nella propria vita. Di poco conto é rileggere, troppo noioso sembra correggere. Mandalo in stampa, mandalo in onda, prima che qualcuno ti soccorra.
Kubrick ed Emilio: entrambi con un sogno, ma con posizioni sociali e psichiche diverse? Ed, a pari condizioni sociali, cosa fa la differenza? Se fosse tutta una grande messa in scena psicologica?
Guidare e seguire, ci affezioniamo all’una o all’altra azione, a seconda di come siamo stati guardati.
Chi guida? Chi segue?
Le nostre percezioni saranno filtrate da questa lente. E agiremo come automi nel mondo, perpetuando l’impronta di questa orma.
Dove mettere i piedi se il terreno non é tracciato?

Susanna Premate