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MALCOLM & MARIE

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L’imperfezione dell’inizio

Malcolm & Marie è il primo film che è stato girato dopo lo scoppio della pandemia Covid-19. Per forza di cose, ha dovuto ristrutturare la propria ambientazione perché non si poteva andare in giro o lo si poteva fare soltanto utilizzando le mascherine. In questo modo, molte espressioni facciali sarebbero state nascoste e, quindi, sarebbe stato più difficile mostrare emozioni e coinvolgere emotivamente gli spettatori. Dunque, è stato deciso di girarlo all’interno di una grande villa con soltanto due personaggi: Malcolm, regista e Marie, ex attrice, ora casalinga. Malcolm torna a casa con la moglie Marie dopo aver avuto successo per un film che ha scritto, diretto ed interpretato. Le dinamiche che succedono riguardano Malcolm e Marie, marito e moglie.
Soffermiamoci per prima cosa sull’ambientazione. Emerge che non è stato possibile girare questo film utilizzando più luoghi, come è solito fare, ad esempio strade, diversi tipi di abitazioni e luoghi caratteristici di una città. Dunque, si è accettata questa mancanza, questa privazione e si è ridotto tutto quanto alla villa, ad un’ambientazione esclusivamente casalinga. Da un punto di vista psicoanalitico, questo rappresenta la capacità di andare oltre gli ostacoli ed oltre i limiti e di partire da quello che si ha già. Dunque, poter fare un primo passo con gli elementi che si posseggono, senza andare a guardare quello che manca, quello che ci dovrebbe essere. Infatti, spesso uno dei problemi maggiori che mi capita di accogliere in studio è proprio questa sorta di ‘imperfezione dell’inizio’. Molte persone non iniziano un percorso di studi, piuttosto che un lavoro, una convivenza o un matrimonio perché non ci sono tutti gli elementi che dovrebbero esserci o, il soggetto in questione, vorrebbe che ci fossero. A questo proposito, mi viene in mente una paziente che non si è voluta più sposare l’anno scorso, a causa del Covid perché, diceva che, nonostante fosse possibile, sarebbe stato brutti tutti quanti con le mascherine. Quindi, ha rimandato il matrimonio a quest’anno, in cui siamo comunque nella stessa situazione. A distanza di un anno, la persona si ritrova ancora ad accettare o meno le condizioni in cui tutti siamo.
Altra questione che emerge con la ‘scelta obbligata’ dell’ambientazione, e quindi della villa, è il fatto che bisogni dare risalto ad altro. Non si poteva più dare risalto al paesaggio ed alle differenti inquadrature che ci potevano essere, ad elementi esterni. Dunque, è stato necessario dare maggior risalto alle dinamiche intrapsichiche ed intersoggettive, alla relazione di coppia tra Malcolm e Marie. In altri film, può accadere che si dia meno peso a questo aspetto perché non c’è stata questa scelta obbligata di approfondirlo. Anche qui, possiamo fare un paragone con ciò che succede nella vita reale. Tra l’altro, questa scelta obbligata di elementi all’interno del film viene anche ripresa dallo stesso Malcolm per parlare del film che ha prodotto, dicendo che cambiando una cosa, ne sarebbero cambiate anche altre e ci sono, quindi, infinite possibilità. Questo accade, appunto, anche nella vita. Quando abbiamo un elemento immutabile dato (in Psicoanalisi Lacaniana si dice ‘Reale’), dobbiamo spostare la nostra possibilità di scelta su altri elementi che possiamo anche enfatizzare. Dunque, dobbiamo accettare l’elemento che non si può cambiare – qualunque sia la situazione, dal lavoro alle relazioni, piuttosto che un percorso di studi o un esame – per poter andare a scegliere, rinforzare e dare risalto ad altri elementi. Questa riflessione si può estendere anche sul soggetto stesso. Ad esempio, l’essere bassi, elemento immutabile, accettato, può permettere di enfatizzare il modo di parlare, di guardare ed altri elementi. Questo discorso si aggancia a quello della scienza. Infatti, la scienza mette in discussione le scelte obbligate. Ad esempio, con la chirurgia estetica, molte caratteristiche possono essere cambiate. Oppure, con la fecondazione assistita, una donna sterile può avere figli. Anche senza spingerci a questi estremi, anche cose più leggere come la tinta dei capelli e l’utilizzo di lenti a contatto permette di scegliere un elemento che, tempo fa, non poteva essere scelto. Prima, il soggetto era chiamato a spostare la propria scelta su altro. Oggi, elementi che prima erano dati, possono essere rimessi in discussione. Da una parte, il soggetto ha maggiore scelta per definire ed esprimere se stesso in più modi possibili. Tuttavia, dall’altra parte, lo può anche limitare perché poi, quando siamo difronte, invece, ad un evento o caratteristica immutabile, il soggetto è più fragile. Anche qui, come spesso ritorna nel mio discorso, uno stesso fenomeno può avere sia delle connotazioni positive che delle connotazioni negative. Ad esempio, per quanto riguarda la fecondazione assistita, una donna che vuole esprimere se stessa e sente di non poterlo fare solamente all’interno di una relazione affettiva, potrebbe ricorrere alla fecondazione assistita per esprimere il proprio lato materno. Tuttavia, magari prima dell’esistenza della fecondazione assistita, sarebbe potuta ricorrere all’adozione, scoprendo un altro aspetto di se stessa. Inoltre, senza andare così lontano, ancor prima dell’adozione, avrebbe potuto esprimere una sorta di cura all’interno del campo sociale, nel proprio lavoro o nel proprio gruppo di conoscenze. Non faccio riferimento solo a lavori in cui sono presenti bambini, ragazzi o persone bisognose, ad esempio anche in un’azienda un soggetto potrebbe “prendersi cura” di un collega più giovane, aiutandolo. È, dunque, sempre possibile sperimentare fenomeni simili a quello della maternità o qualsiasi altro fenomeno. “Tutto è in tutto”, come direbbe l’antico filosofo Anassagora.
Il centro del racconto è il litigio tra Malcolm e Marie. Questo riguarda l’ambivalenza ed il rapporto tra l’amore e la realizzazione professionale. Spesso, vengono visti come poli opposti e, all’interno di questo film, come anche di altri di cui ho scritto (ad esempio, The wife – vivere nell’ombra), sono incarnati in due personaggi differenti. Malcom rappresenta la realizzazione professionale, mentre Marie rappresenta il polo affettivo e relazionale. Questi due poli, queste due spinte, queste due pulsioni, incarnate in due personaggi differenti, potrebbero essere viste anche come due polarità presenti all’interno di una stessa persona. Potrebbe essere più prevalente una pulsione, a discapito dell’altra. Probabilmente, è stato scelto di dividere le due pulsioni in personaggi differenti per facilitare la narrazione e/o per riprendere lo schema del passato in cui l’uomo era impegnato sul fronte lavorativo, mentre la donna rimaneva a casa. Oggi, in diverse situazioni, c’è un ribaltamento: la donna ha una carriera brillante e l’uomo rimane a casa, occupandosi dei figli. Questo ha un risvolto anche dal punto di vista legislativo perché il congedo parentale è anche sempre più diffuso per gli uomini.
Nel film, ritroviamo anche la dinamica della dipendenza, da parte della donna, e la ‘sindrome della crocerossina’, da parte dell’uomo. Malcolm si è sempre occupato di Marie che in passato ha avuto diversi problemi legati alla droga ed alla depressione. Tutt’ora, questi problemi non sono scomparsi. Infatti, Malcolm ricopre per Marie una sorta di figura paterna. Questo è presente all’interno di molte relazioni. Può essere un aspetto sia positivo che nagativo. Spesso, nella letteratura psicoanalitica, è descritto maggiormente come negativo perché viene isolata la componente della dipendenza e dell’incapacità di crescere della donna, piuttosto che dell’uomo, insomma della persona che è dipendente (vedi Donne che amano troppo). Tuttavia, magari non si guarda quando questo, anziché essere una caratteristica permanente della relazione, rappresenta dei momenti in cui il partner ha bisogno e ritrova nell’altro, o nell’altra, delle cure parentali, genitoriali e viceversa.
Oltre a questo, c’è anche un’altra grossa dicotomia, differenza tra Malcolm e Marie, che riguarda sempre il concetto di ‘imperfezione dell’inizio’, visto però dal punto di vista della tenacia e della perseveranza. Vi riporto proprio una citazione del film, in cui Malcolm dice queste parole: “Nessuno di noi va tanto fiero di come ha iniziato. Io ho iniziato scrivendo battute di merda nelle commedie romantiche e revisioni sottobanco per film che non pagavano neanche gli sceneggiatori! Ma si continua a lavorare! Si continua a provarci con tutte le forze perché anche senza talento, e tu ce l’hai, si va da qualche parte se non si è sommersi dall’ego. Non serve andare fieri di ogni singolo lavoro, ma serve lavorare più di quanto lavora il 99% della gente”. Questo riprende la differenza di atteggiamento, forza e tenacia nei confronti della vita e, in questo caso, dell’ambito lavorativo. Malcolm rimprovera a Marie di essersi arresa per la sua carriera e, soprattutto, di aver provato vergogna per i suoi primi due film e di aver preferito la via depressiva. Malcolm ha iniziato in modo imperfetto, provando vergogna ed in cui soprattutto si sentiva umiliato. Afferma che, nella maggior parte delle persone, l’io, e quindi l’orgoglio, avrebbe potuto poi decretare la fine di un percorso per non accettare situazioni iniziali piuttosto degradanti. Questo ci rimanda al grosso tema di ragazzi e giovani adulti che spesso si arenano e si fermano difronte ad una difficoltà o ad un mancato riconoscimento delle proprie prestazioni. Spesso, smettono di provarci e si arriva anche a casi patologici: ai Neet, ragazzi che non studiano e non lavorano, agli Hikikomori, ragazzi che non escono di casa, non si interfacciano con il mondo esterno perché non riescono ad affrontarlo. Dunque, questo film vuole dare un messaggio in cui io credo molto, ossia di stare con questa ‘imperfezione dell’inizio’, accettarla e vedere poi dove può portare. Bisognerebbe anche capire perché, rispetto il passato, questo fenomeno di autoreclusione e di facile resa, sia molto più diffuso adesso che in passato. Questo può essere causato dalla cultura educativa, sia in famiglia che a scuola. Ad esempio, non ci sono più regole rigide e spesso anche piccole regole vengono messe in discussione. Inoltre, si tende a rimandare sempre di più il confronto con la propria incapacità. Spesso, bambini e ragazzi vengono promossi anche se non ce ne sarebbero le condizioni. Questo può avere due risvolti: uno positivo e l’altro negativo. Positivo perché si preserva l’autostima, si dà una maggiore opportunità e speranza di rimettersi in discussione, non si spinge il bambino o il ragazzo a rifiutare la scuola. Negativo perché solo apparentemente si può continuare il proprio percorso formativo, ormai su quella via, il soggetto si fa trascinare dalla corrente, però poi, mantenendo questo atteggiamento inerziale, magari alla prima esperienza lavorativa in cui viene preso di petto è totalmente impreparato. Per lui, rappresenta una novità, dunque il confronto è troppo duro e finisce subito per ritirarsi. Al contrario, magari una persona che è preparata ad essere presa di petto, può incassare, invece, il colpo e mettersi in discussione, cercare suggerimenti e come migliorarsi.
Altra tematica che viene portata da questo film e che viene denunciata da Marie è la differenza delle condizioni sociali e famigliari tra Malcolm e Marie. Quest’ultima afferma di essersi arresa perché aveva un ambiente famigliare disastroso, a differenza di Malcolm. Tende ad esaltare la madre di quest’ultimo, che era psicoterapeuta e, quindi, fuori da dinamiche distruttive. Al contrario, Marie era vissuta in povertà, non aveva potuto studiare e nemmeno i suoi genitori avevano potuto farlo, né realizzarsi professionalmente. Questo è un altro dei temi che viene portato all’interno delle cure e che può essere affrontato su due versanti: interno ed esterno. In un percorso clinico, si può agire sul versante interno e, quindi, sulla capacità separativa del soggetto dalla propria cultura famigliare (asse portante di tutte le cure). In ambito sociale, è possibile agire sulla famiglia, e dunque sul versante esterno, aiutandola con sussidi e supporti psico-fisici. Nella mia pratica, mi è capitato di lavorare su entrambi i fronti, anche contemporaneamente, in quanto nei servizi di tutela e affido minori, nelle scuole e nelle agenzie di lavoro è possibile agire su entrambi. Al contrario, nell’attività privata in studio, se i famigliari non vogliono presentarsi o non esistono più, è possibile lavorare solo dal punto di vista interno, separando il soggetto, anche adulto dalle immagini genitoriali che lo hanno influenzato e determinato.
L’ultimo tema del film di cui mi sento di parlare è la convinzione di Marie di essere inadeguata per ricevere amore se non dona aiuto in cambio. Lei crea situazioni ambigue e difficili in cui attacca l’altro o gli mette su un piatto d’argento la propria disperazione, sia quella che prova sia quella che ha vissuto perché non sente di meritare l’amore che, probabilmente, non ha ricevuto quando era bambina. Ripropone questo schema, presente in molte relazioni del giorno d’oggi. Le persone utilizzano propri atteggiamenti e comportamenti per confermare l’idea che hanno di se stessi, la propria idea di non valere, di non essere amati e di essere rifiutati. Malcolm ci tiene a dire fermamente a Marie che qualcuno potrebbe amarla per come è e non perché lo aiuta o ispira nel lavoro. Anche questa tematica è molto presente nelle cure ed è un po’ quello che voglio augurare con questo articolo: di aprirsi all’amore che si merita, sebbene in passato sia stato diverso.

Susanna Premate