SUSANNA PREMATE

Psicologa e psicoterapeuta ad orientamento psicoanalitico Lacaniano. Iscritta all’Ordine degli Psicologi della regione Lombardia con il n° 18467. Svolgo la professione di psicologa-psicoterapeuta a Gorgonzola presso il mio studio privato, presso l’Asst Melegnano e Martesana – sede di Gorgonzola e presso il Centro di Psicoterapia Online, Unobravo, di Napoli. Inoltre, sono docente presso la scuola Paolo Borsa di Monza. Quello che credo mi contraddistingua dagli altri colleghi sia l’interesse per la recitazione ed il cinema, che mi ha permesso di approfondire la conoscenza del linguaggio non verbale e di arrivare sempre più vicino a capire cosa possa curare le ferite che ci sono state inferte dall’Altro. Inoltre, utilizzo film per scrivere articoli e realizzare dirette per spiegare la psicoanalisi con esempi concreti, spogliandola il più possibile da un linguaggio tecnico, per molti noioso. La mia esperienza non si limita ad un ambito strettamente psicologico perchè in passato ho fatto numerosi lavori in ambito sociale ed educativo: educatrice scolastica, domiciliare, di comunità e centro estivo; docente di scuole di diverso ordine e grado, docente di cinema/teatro, orientatrice scolastica e professionale, psicologa del lavoro impegnata nelle politiche attive di ricerca del lavoro. Tutti questi tasselli hanno contribuito a formarmi e durante le sedute possono entrare in azione, quando il paziente ne ha bisogno.

Puoi approfondire la mia formazione e le mie attività lavorative, scaricando il mio CV al link: CV Premate Susanna.

interrobangL’immagine che meglio comunica ciò che un soggetto incontra in un percorso psicologico è l’INTERROBANG. Questo doppio simbolo è formato da un punto interrogativo unito ad un punto esclamativo. Viene usato per terminare frasi affermative che sono contemporaneamente interrogative, suscitano e comunicano stupore ed incredulità al soggetto stesso, ai suoi interlocutori. Diverso è dire “Non me lo merito!” rispetto a “Non me lo merito!?”. Le convinzioni di un soggetto sono davvero sue o sono il risultato di condizionamenti ambientali? Pensieri, comportamenti e stati d’animo non propri causano sofferenza ad un soggetto e non gli permettono di vivere ciò che realmente è. Il punto di domanda, l’interrobang, a fine frase, salva la vita e la rilancia verso un avvenire più proprio. Permette al soggetto un cambio di posizione, di ruolo all’interno della scena che vive. Ma come può un soggetto riconoscersi e farsi riconoscere per ciò che è? Come dissotterrare il proprio tesoro nascosto? Come non arrendersi?

A questo proposito, vorrei citare una parte dell’intervista dello psicoanalista Ignazio Senatore a Giuliana De Sio, mia attrice preferita.

IS: Non hai mai alzato la cornetta del telefono per chiedere ad un giornalista perchè avesse scritto delle cose inesatte o fin troppo caustiche contro te?

GDS: La cornetta? No, anche perchè ormai quel che è scritto è scritto. Per me è una guerra persa, già prima di cominciare l’intervista. Già so che, accettando l’intervista, andrò incontro ad un mondo e ad un linguaggio che non mi appartiene, perchè nessuno ha veramente voglia di riportare quello che hai detto. Ad un certo punto non hai nemmeno voglia di dire delle cose intelligenti perchè tanto lo sai che non saranno colte. All’inizio mi ricordo che ero spiritosa, avevo voglia di fare dei riferimenti, poi con il tempo mi sono appiattita. A che serve mostrare che sei una persona piena di cose, se alla fine resteranno solo cose prive di contenuti? Una volta mi fece una bellissima intervista Claudio Sabelli Fioretti per l’inserto de “Il Corriere della Sera”. Quella fu un’intervista spiritosissima, vera, feroce, tenera e ridevi dall’inizio alla fine. Al tempo avevo ancora la freschezza di mostrarmi per quella che ero. Ormai in quarant’anni di interviste mi hanno rubato l’anima. Mi dicevano: “È questa la linea editoriale del giornale”. Ed allora ho messo il mio cervello, a riposo, sul comodino. 

(Io, Giuliana De Sio. Conversando con Ignazio Senatore. 2017. Guida Editori srl, Napoli, pp. 94, 95)

Così, da “spiritosa” e “piena”, una persona, continuamente scalfita dalla sistematica demolizione del proprio desiderio, può mettere se stessa da parte, sperando in un nuovo incontro che la risvegli. È proprio un vero incontro, un vero sguardo da parte dell’Altro che può riattivare la nostra autentica dimensione, eclissata, scomparsa, dissimulata, data in pasto ad interessi non autentici. Quel “nessuno ha veramente voglia di riportare quello che hai detto”, sottoposto all’Interrobang, diventa “nessuno ha veramente voglia di riportare quello che hai detto?!”. Nessuno? E se c’è, chi? Non un intervistatore, ma uno psicoanalista è stato scelto per intervistare, nonostante la De Sio dica di non amare quelli che fanno più cose. Il “veramente voglia” fa riferimento al desiderio dell’analista che, se fedele all’etica del proprio mestiere, ha “veramente voglia di riportare quello che hai detto”. Ha “veramente voglia” di rimanere fedele al testo del paziente per capire il desiderio che lo abita. Non ha nessuna “linea editoriale” da seguire o, per meglio dire, la sua “linea editoriale” è il discorso del paziente, interrogandolo e vivisezionandolo. Sono talmente entrata nel personaggio della De Sio – probabilmente spinta dalla psicoanalisi più che dall’arte della recitazione – che, a mezza lettura, mi sono chiesta perchè non fosse anche regista, per poi scoprire, proseguendo nel testo, che già Mario Monicelli glielo avesse chiesto. E molte persone che conosce le dicono che si sta buttando via perchè non scrive e che è troppo intelligente per fare l’attrice. Come altro lavoro, prima di rimanere delusa dalla psicoanalisi, per molti anni, aveva pensato di fare la psicoanalista.
Leggere questo, mi ha allibita e resa incredula. Come si può dire ad una persona che è troppo intelligente per fare l’attrice? E, ancora, come si può dire ad un’attrice che si sta buttando via perchè non scrive? Recitare richiede l’intelligenza sovraumana di credere di vivere davvero ciò che non esiste, di emozionarsi credendo ad un copione. Non è questa intelligenza?
Inoltre, questo discorso risuona con quanto affermato e, più volte, sottolineato dall’attrice in Ballando con le stelle: “è la storia della mia vita che gli altri si aspettano sempre di più da me!”. Ma, perchè è la storia della sua vita? Che ruolo ha in tutto questo? Quale altra posizione può assumere? Può succedere ancora come quella volta, in cui da “una specie di maschiaccio, una mezza hippie”, Elio Petri, “quasi con la frustra” le insegna ad entrare in un altro personaggio?
Anche la mia “voglia di fare riferimenti” verrà appiattita? Probabilmente, lo è già stata, anche se non ho subito interviste per quarant’anni! Tuttavia, molti analisti e formatori non sono stati realmente interessati a capire mie questioni e domande. Anch’io, e penso qualunque psicologo formato analiticamente, ha problemi con la “linea editoriale”, ma del proprio stesso giornale, ossia degli articoli che vorrebbe scrivere. È combattuto tra uno stile di scrittura semplice, breve, conciso (oggetto di marketing) ed uno stile ricco di domande, riflessioni, “riferimenti” che testimoniano della profondità delle questioni trattate, al pari di un’attore che, con un lungo e duro lavoro, dà spessore ad un personaggio. Non so scegliere che me stessa, non so optare che per me.
Non posso esser fedele al testo dei miei pazienti se, per prima cosa, non lo sono al mio. Comandamento irrinunciabile di ogni clinico.
Ed il mio testo, il mio desiderio vuole comunicare su tutti i fronti ed in tutti i modi, sorprendendomi sempre, “piena di cose”. La De Sio non scrive libri o sceneggiature perchè dice di essere perfezionista.
Questo mi fa venire in mente un caso di Raffaele Morelli che suggerisce ad una paziente di vestirsi da un altro personaggio di se stessa, così facendo la paziente, travestita da ‘A’ riesce a fare ciò che il suo travestimento ‘B’ non le consentirebbe. Riesce a prendere un aereo. Il travestimento rimanda all’attore. Cosa succederebbe se l’attrice dovesse recitare la parte di un’attrice, insoddisfatta che vuole scrivere un film?
Uno che, attraverso la psicoanalisi, ha cambiato ulteriormente posizione è Woody Allen che afferma di essere regista ed attore delle proprie opere perchè nessuno le avrebbe fatte come pensate da lui. Le aspettative del pubblico non lo schiacciano perchè è capace di ribaltarle, offrendo agli spettatori ciò che non sapevano di volere, in quanto ragni, intrappolati, in una ragnatela non propria. Questo è quello che fin’ora posso dire sul lavoro dello psicoanalista.